Scritto in un linguaggio scorrevole e disinvolto, il libro di Marzo Zoppas “Il complotto” (Mamma Editori 2004) si fa leggere tutto d’un fiato. Sulle sue pagine si muovono personaggi noti di ieri e di oggi (i Bush, Giovanni Paolo I, James Bond, Gesù, S. Paolo, Licio Gelli, John Lennon, Bob Dylan, insieme a spie, uomini di stato, extraterrestri, ideologi e guru), in un intreccio di colpi di scena, di intrighi e di complotti che sembrerebbero la cagione principale dei disordini odierni.
Eppure, se qualcuno cerca nel libro di Zoppas la conferma che dietro a tutto questo c’è davvero un grande complotto ai danni dell’Umanità, potrebbe restare deluso.
L’Autore dimostra di essere a conoscenza delle teorie che danno credito a una cospirazione mondiale ideata dai pochi a scapito dei molti, per controllare il Pianeta. Ma le accenna con pennellate veloci, abbozzando una tela di fatti che potrebbe essere tutto e il contrario di tutto, come il bi-pensiero orwelliano. I dati, i nomi, le ipotesi si intrecciano tra loro senza posa, sino alla fine dell’Opera, in un saliscendi di colpi di scena che affondano le radici nella Storia, nella Leggenda, nell’Esoterismo, nelle Religioni, nella Politica e nella Finanza.
Difficile venir fuori da un simile ginepraio, dove lo stesso Autore vi si nasconde per poi svelarsi e nascondersi nuovamente. Difficile capire addirittura cosa pensi egli stesso della Teoria del Complotto: “L’Autore… si limita a dar voce alle cosiddette teorie della cospirazione tanto spesso derise dagli opinionisti, ma che se fossero fondate punterebbero il dito contro una realtà ben più squallida di quanto immaginiamo. Emergerebbe così il profilo di un’elite che dispone di risorse finanziarie illimitate e impone una politica guerrafondaia, conservatrice, protezionista e xenofoba, nella convinzione di essere nel giusto. Irride le leggi sancite, agisce al di là del bene e del male, fa e disfa i governi con una costante fissa: che chi sale al potere abbia delle serie manchevolezze o imbarazzanti scheletri nell’armadio, e sia perciò ricattabile” (pag. 55), per poi affermare successivamente (pag. 97): “Quando il pensiero razionale viene sopraffatto… vuol dire che la dimensione ansiogena ha preso il sopravvento. Si preferisce dar retta a spiegazioni che se ne sbattono della tradizione storica e scientifica, lo spirito critico giunge al capolinea. Non rimane più nulla di cui fidarsi e tanto vale puntare sull’inverosimile, a costo del ridicolo. Si getta la spugna. Si osa. Una cosa è credere che l’imperatore Nerone incendiò Roma per incolpare i cristiani o che Hitler dette fuoco al Reichstag per perseguitare i comunisti, sta nei libri di storia. Ben diverso è credere che Bush abbia distrutto le Torri Gemelle per conquistare l’Afghanistan. Non sta scritto, appunto nei libri di storia”, dimenticando che proprio questi ultimi vengono scritti dai ceti dominanti e dai vincitori.
Di una cosa però bisogna dar atto a Zoppas, per anni vissuto in Israele, Usa e Germania: che “a furia di parlare di Armageddon, nessuno ci crederà più, come nella metafora di Soren Kierkegaard sulla sorte del malcapitato che annuncerà la fine del mondo: il teatro sta bruciando e il clown sale sul palco per avvertire il pubblico, ma tutti scoppiano a ridere e muoiono tra le fiamme”.
Secondo Zoppas, al di là della veridicità o meno di queste teorie del complotto che pullulano ovunque, in primis nel mondo del Web, è invece molto più preoccupante il clima di tensione e di intransigenza che tutto questo potrebbe generare tra la gente, come preconizzato da George Orwell nell’indimenticabile 1984. “Si ignora – spiega Zoppas – che ogni progresso dell’umanità è sempre avvenuto grazie all’incontro con l’Altro. Senza pregiudizi”.
Non sappiamo giudicare se esista davvero un complotto generale che vuole dominare la popolazione mondiale.
E’ come se ci venisse chiesto di definire vero o falso un gossip riferito a qualche attore o cantante, sapendo bene che per giudicare dovremmo basare le nostre conoscenze sui dati forniti da rotocalchi scandalistici. Non abbiamo dunque gli strumenti adatti per conoscere la verità su quello che ci viene detto – e non detto – ogni giorno.
Del resto, viviamo tutta una vita per scoprire la verità su noi stessi e spesso falliamo.
Di una cosa però siamo certi: il vero mondo è quello in cui viviamo ogni giorno, tangibile, delimitato da precisi confini e persone, ma non meno importante di quello ‘globale’ che ci fanno vedere i mass media. Il mondo in cui ognuno di noi vive è un microcosmo, ma è perfetta immagine del macrocosmo globale.
Tutto quello che ci sovrasta è già visibile nella società in cui viviamo la nostra vita.
La Storia ci insegna che pochi hanno sempre complottato contro molti, per impadronirsi di più ricchezze possibili, per portar via loro le donne e i figli, per sfruttarne la forza lavoro e poi gettarli via, una volta spremuti per bene. Storie di ieri e di oggi: storie dei servi della gleba e storie dei lavoratori la cui azienda delocalizza all’estero per mantenersi ‘competitiva’ e sfruttare la forza lavoro di altri Paesi.
Ma insieme a tutto questo si è sempre intrecciata anche la ragione, il buon senso e la solidarietà tra gli esseri. E dunque se dobbiamo tenere aperti gli occhi per non finire vittime di qualche complotto, facciamolo nel mondo in cui viviamo e non nel mondo fittizio che televisione e giornali ci costruiscono intorno, sfruttando le nostre debolezze e le nostre contraddizioni: viviamo dunque con consapevolezza nella nostra comunità, non lasciamoci mettere uno contro l’altro, scegliamo bene i nostri politici e, soprattutto, cerchiamo di essere sempre solidali tra di noi.
Così compatti, nessun complotto potrà disperderci. Anche se fosse vero.