Quanta fatica per costruirli
E’ bello vedere una sfilata di carri mascherati. Una preziosa tradizione che si perpetua da anni e fa trascorrere bei momenti alle persone di ogni età.
Non è da ieri che si assiste a parate in cui tiene banco la bravura di chi dedica mesi, anche un anno intero, per progettare e realizzare un carro mascherato e tutta la coreografia che lo circonda. Composta di figuranti e majorette, addirittura intere bande musicali. Inventarsi i vestiti, recuperare quintali di materiale da costruzione, impianti stereofonici, motori per creare movimenti di figure gigantesche. E poi l’addestramento di tutte le persone che salgono su o accompagnano il carro a suon di musica, con balli e movimenti coordinati per entusiasmare il pubblico.
Bravi, veramente da applausi per l’impegno profuso. Certo finalizzato magari a vincere un premio anche economico che spesso si somma al contributo offerto da pro loco e comuni. Ma comunque non è da tutti avere la costanza per dedicare risorse umane e materiali in qualcosa di tanto laborioso che poi dura solo per qualche giorno e poi si disfa e si rifà.
Carri mascherati e carri allegorici
Una tradizione che dura da chissà quanti anni e che nei carri mascherati rispecchia la società in cui nascono e muoiono. E per chi non è più tanto giovane il passare degli anni ha portato a vedere proprio l’evoluzione di questa società nel modo in cui i carri sono cambiati. Perché, ricordiamolo, i carri non erano semplici maschere ma rappresentavano anche il pensiero, un modo di vedere che poteva essere anche irrispettoso perché tanto “a carnevale ogni scherzo vale”.
I carri non erano cioè solo l’ostentazione della bravura dei loro costruttori, ma qualcosa di più per cui un altro modo per indicarli era quello di definirli “carri allegorici”.
Già, l’allegoria… quella sconosciuta. Per non parlare poi della satira! In fin dei conti che carnevale è se non porta allegria? E qual miglior modo se non attraverso un sana risata?
Ma i carri del giorno d’oggi possono ancora dirsi allegorici? E ci fanno ancora ridere?
La censura non fa ridere e non è allegorica
Che domande! Chiediamoci piuttosto: è ancora lecito essere allegorici ma soprattutto satirici?
Un triste episodio accaduto giusto nella settimana clou di questo carnevale 2023 ci indica che qualcosa è cambiato rispetto a (tanti) anni fa. E questo cambiamento ci fa anche riflettere su cosa può essere accettato e cosa no ai nostri tempi.
La cronaca di qualche giorno fa ci racconta che a Maniago, nel Friuli, un carro mascherato assieme ai suoi costruttori e figuranti è stato trattato con “molta attenzione” da parte delle forze dell’ordine. La colpa? La deciderà la Magistratura, ma intanto gli autori del carro sono stati tutti identificati.
Gli anni d’oro della censura
Dal 2020 stiamo assistendo a un exploit della censura a vari livelli. In periodo Covid-19, social e main-stream pareva facessero a gara per togliere visibilità a pensieri scomodi e ai loro autori. La scaletta dell’eliminazione ha seguito i seguenti gradini:
- vietato minimizzare gli effetti del Covid-19
- vietato criticare le politiche governative
- vietato manifestare contro i vaccini
- vietato documentare gli effetti avversi dei vaccini.
Dopo questo sostenuto lavorio basato sul problema pandemico, ora i canali d’informazione stanno implementando l’esperienza e il potere acquisito su un altro tema cruciale: la guerra in Ucraina.
Ho visto messaggi di questo tipo da parte di Facebook
Di fronte ad avvertimenti così espressi ho rinunciato a condividere il post incriminato sul mio profilo Facebook. Ma posso farlo qui: visto quel post non sarà né allegorico né farà ridere, ma è pura realtà che va seguita. Perché se non vengono censurate certe scene mandate in onda a Sanremo, a maggior ragione merita di essere divulgato questo video.