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Immaginando

Divieni più elevato di ogni altezza e più profondo di ogni abisso. Raccogli in te stesso tutte le sensazioni delle creature, del fuoco, dell’acqua, del secco e dell’umido, immaginando di essere dovunque: sulla terra, nel mare, in cielo. Fa’ conto di non essere ancora nato, di essere nel grembo materno, giovane, anziano o di essere già morto. E immagina le cose che vengono dopo la morte.

E concependo tutte queste cose al contempo, tempi, luoghi, cose, qualità, quantità tu puoi comprendere Dio.

Se invece rinchiuderai l’anima nel corpo e la umilierai e dirai: “Io non concepisco niente, non posso niente, ho paura del mare, non posso salire fino al cielo, non so chi ero, non so chi sarò”, che hai a che fare tu con Dio?

Tu non potrai, infatti, concepire nessuna delle cose belle e buone, fin tanto che ami il tuo corpo e che sei cattivo. Infatti il vizio più completo è ignorare la divinità. Invece, essere in grado di conoscere, volerlo e sperarlo, è la strada che porta direttamente al Bene ed è una strada facile.

Durante il tuo cammino, ti si presenterà dappertutto e si offrirà dovunque alla vista, anche dove e quando non te lo aspetti, quando sarai sveglio, quando starai riposando, quando starai navigando e quando starai camminando, di notte, di giorno, quando starai parlando e quando rimarrai in silenzio. Non c’è nulla, infatti che esso non sia.

Chi ha orecchi per intendere intenda.

(Un brano tratto dal Corpus Hermeticum diTrismegisto.)

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